Ho bisogno di fermare il tempo: di non lasciarmi sfuggire nulla di quello che mi è accaduto...
Il tutto iniziato il week-end del 17-18 febbraio 2007.
Venezia, carnevale. Giornata di sfilata in costume.
Se dovessi essere sincera e precisa, i miei "casini" sono inziati mesi e mesi fa... dalla fine della mia storia con I durata 4 anni e sulla quale avevo investito il mio futuro. Ma quel week-end carnevalesco è stato l'inizio della fine... almeno finché qualcuno non mi ha teso la mano per aiutarmi a rialzarmi.
I rapporti con Y ultimamente erano già tesi e la relazione praticamente inesistente... e destinati ad avere un triste epilogo... La sera a Mestre non sapevo che Y sarebbe stato a cena con noi: altrimenti avrei ripreso il treno alle 20.00 e non sarei andata a dormire ospite a casa di H.
Io e Y seduti vicini, col muso lungo, in silenzio. Serata pessima. Nemmeno mi sono accorta di chi avessi attorno a me. Ed eravamo tanti.
Dopocena Y mi ha chiesto a bruciapelo, di corsa, col muso e in mezzo a tutti:"Stai con me o no?" ed io:"Mi dispiace, ma non me la sento". E sono corsa via a prendere l'ultimo treno con H e gli altri.
Glaciale, insensibile, esausta, svuotata nell'animo. La spina del cervello staccata. Off Line Mod.
Poi entro in casa di H e... Mi sembra di essere a casa mia!! Come se fosse il mio focolare domestico... che strana sensazione. C'è anche lo stesso poster di Audrey Hepburn e lo stesso mio copriletto (color rubino anziché viola scuro).
Mi pettino i capelli in pigiama, nella doccia... un istante non "colto" che forse avrebbe cambiato il destino delle cose, chi lo sa?
Notte insonne... io nel lettone a rigirarmi... H sul divano avvolto in un sacco a pelo celeste. Almeno quello mi è parso il colore la mattina dopo, nella penombra.
Per fortuna un venticello frizzante e un sole splendente rendono i miei occhi abbastanza sorridenti per affrontare la giornata. Che scorre tranquilla... accanto ad un ragazzo, ma forse è meglio dire un uomo, che mi trasmette un'incredibile serenità e vitalità nonostante non avessi digerito ancora ciò che era accaduto la sera precedente. Un giro per la bellissima città, chiacchiere a non finire sui cosplay... scopro addirittura che si ricorda del mio Lake Gown indossato per pochissimi minuti durante la sfilata della YC 2006! La schiena scollata e il mio tatuaggio sulla scapola! Il sogno di fare gli abiti di Franz e Sissy.
Un treno perso. Un'ora in stazione a cambiare il biglietto. Eppure sono tranquilla... in genere in questo genere di situazioni divento isterica. Un saluto con un abbraccio e un grazie, e quel viso sorridente di H stampato nella mente.
CREDEVO DI AVER TOCCATO IL FONDO E INVECE...
Il lunedì sera una dura conversazione su Skype con Y rimette il mio cervello in "On Line Mod".
E mi accorgo di come l'avevo ferito... a causa di parole nn dette e del graduale distacco da parte mia. Mentre ancora portavo nel cuore il peso non solo dei miei errori, ma anche di quelli di I e Y. Me ne son voluta far carico. Forse per rimediare a un senso di colpa per qualcosa accaduto molti anni fa.
Scoppio in lacrime... e sono sempre più consapevole del fondo che sto toccando, del limbo in cui vegeto e che non mi appartiene. Della frustrazione di aver visto crollare tutto quanto avevo tentato di costruire fino a quel momento.
Ma non era abbastanza. Dovevo andare ancora più giù...
Sarebbe meglio non vedersi più, ma sarebbe ancora peggio mandare all'aria il week-end successivo del 24-25 Febbraio, organizzato con gli amici di PSDRe per assecondare quel matto (senti chi parla!) di CyberLuke (un eclettico art director) che da quel di Roma viene a Milano per Fumettopoli per sfoggiare con orgoglio il suo cosplay dell'Uomo Pipistrello! Non c'è immediata scioltezza tra me e Y, ma io vivo le due giornate serena, circondata da tante persone con cui mi trovo bene.
Quella è stata l'ultima volta che io e Y ci siam visti. Al momento dei saluti lui scioglie la rigidezza che aveva tenuto tutto il giorno ed entrambi col sorriso chiacchieriamo come ai vecchi tempi di videogiochi, Macintosh, disegni... ma nulla sarà mai più come prima.
8 Marzo, festa della donna. La mail dell'addio. È giusto che sia così, anche Y lo sa. È lui che trova il coraggio di scrivermi. Non ero riuscita a farlo io per colpa della mia debolezza, perché quel filo che ancora mi legava a lui mi dava un poco di effimera sicurezza. Ma non riuscivo ancora a capire.
Smetto (quasi) di mangiare e dormo poco e nulla già da un po': tanto che in una settimana avevo perso 4kg.
Il we successivo,10-11 marzo 2007, eravamo a Fantasylandia; 2 giorni divertenti, intensi, allegri. C'erano anche MaryMiao, Leaf, Simo e Diego e molti altri. E tutti i presupposti per 2 giorni scoppiettanti di divertimento.
Eppure la sera, durante il concerto dei Bee-Hive, seduta in mezzo a Leaf e H, un ombra di tristezza copre il mio volto x un'istante: tanto è bastato perché H se ne accorgesse.
Passeggio con lui in notturna sulla spiaggia (mentre Mary e Simo ci facevano i segnali di luce col cellulare affinché ritrovasimo la strada). Il golfo è illuminato dalle mille luci delle cittadine della costa, e il vento soffia forte. Ed io son scesa in spiaggia con la mia minigonna di jeans, i collant lilla e gli stivali di pelle! H mi guarda e mi chiede:"Come stai?" La mia risposta è sfuggente...:"Male... ma io non parlo con nessuno".
Alle sue orecchie deve essere parso un grido d'aiuto ed ecco è giunta quella mano tesa che mi ha aiutata a rialzarmi.
Nei giorni a seguire km di conversazioni msn, telefonate, mail si susseguono ed io pian piano riacquisto il sorriso, la fiducia, per la prima volta il mio cuore si apre e si fida ciecamente. E siccome mi trovo davanti una persona limpida e sincera: il tutto è spontaneo, appagante, liberatorio, rassicurante. Dalle piccole cose futili alle grandi tematiche filosofiche sulla vita, ogni discorso è manifestazione di un feeling speciale, di un legame a livello interiore. Un qualcosa di nuovo mai provato prima.
Tuttavia le 2 settimane successive il mio stomaco continua ad essere chiuso, e le notti sono agitatissime: fatico a prendere sonno, faccio sogni agitati, spesso incubi che mi svegliano nel cuore della notte e che non mi fan più riaddormentare. Le palpitazioni non mi permettono di rilassarmi. Sono uno straccio. Eppure in mezzo a tutto questo un pensiero fisso e prepotente inizia a farsi strada nella mia mente. (Ma di questo parlerò in seguito)
Il we del 17-18 Marzo faccio il primo passo: mi butto alle spalle il "peso" di I e Y. Si sa, in ogni relazione le colpe vanno sempre divise in due, in percentuali diverse. Io ho fatto i miei errori e me ne sono resa conto. Però per qualche inconscio motivo (ma forse ora conosco la risposta) ho voluto sovraccaricarmi anche delle "sofferenze" o delusioni di I eY.
Visto il clima primaverile passo la domenica pomeriggio al parco Sempione con le mie compagne del liceo. Chiara si è sposata il 1° ottobre 2005; Monica si è sposata il 17 maggio 2006; Manuela e Yari convivono da 7 anni; Daniela ci annuncia il suo matrimonio (di cui, stranamente non ricordo la data). Io l'unica di 5 ancora sola, senza un progetto di vita.
Parlare con loro mi fa bene: una prima molla scatta in me e mi butto alle spalle gli errori e i pesi che non mi appartengono e quel pensiero che già da una settimana mi tormentava nelle notti insonni torna prepotentemente a farsi sentire.
Mi rendo conto che io non desidero una vita ... lineare. Capisco che non fa per me e che finora ho inseguito qualcosa di simile di cui evidentemente non ero poi così convinta e che non mi si addice; che per me hanno senso solo le cose costruite con fatica e sacrificio: in realtà sono una figlia unica a cui non è mai mancato nulla e il significato di queste parole mi è estraneo. Eppure voglio imparare a conoscerlo, per capire cosa significhi lottare per ottenere ciò che si desidera e conquistare una felicità vera a duratura.
Attendo con trepidazione il week-end del 24-26 Marzo in cui H verrà a Milano per sfilare al Cartoomix. Non c'è più la temperatura mite della settimana prima, anzi, sembra tornato l'inverno con pioggia e gelo. Lo vado a prendere in stazione all'ora di pranzo e ci dirigiamo immediatamente in fiera: il tempo di cambiarci e inizia la sfilata di gruppo: l'intera fiera ci guarda con ammirazione e scortiamo sul palco la cospleyer Yaya.
Nel pomeriggio ci raggiunge Marianna e, una volta tornati "in borghese" ci dirigiamo tutti e 3 al salone della birra a sbevazzare un po'. Ero allegra e... cazzona! Grazie all'alchool (PaoLeaf ti piace la citazione?).
La sera, perima di cena, facciamo un salto a casa mia: H vede il quadro di Audrey come il suo (Ikea rules!), mi massaggia la schiena (che ancora portava il segno di tutte le tensioni accumulate in quel mese e passa) scavallando tutti i nervi accavallati: e mi chiede di indossare per lui il vestito rosso "principesco" che gli avevo mostrato in foto. È un momento bellissimo. Torniamo a fantasticare del "Sissy e Franz Cosplay" di cui avevamo discusso già a casa sua. Eppure mentre parliamo, qualcosa mi sfugge... ma non riesco a capire cosa.
Dopo un po' di relax casalingo ci dirigiamo in Duomo per una pizza e poi saliamo sul palazzo dell'Arengario per ammirare la Piazza dall'alto. È mezzanotte, fa freddo e non c'è quasi più nessuno in giro. Gli confido ancora un sacco di cose che ho sempre tenute sepolte nel mio cuore. Soprattutto dei conflitti con mia madre e della mia necesità di affrontare e superare i problemi derivanti da tale relazione per imparare a pormi nei confronti degli altri in modo sereno. "Devi risolvere il conflitto che questa relazione ti procura e così potrai liberarti anche di atteggiamenti che non ti sono propri" mi dice.
Ma anche lui mi parla dei suoi trascorsi e finalmente scopro il nome della sua ex e mi racconta di episodi difficili della sua vita che non avrei mai immaginato.
Decidiamo di tornare a casa a piedi. Ci teniamo per mano: le mani in tasca per proteggerle dal freddo, oppure abbracciati. Il suo albergo è a pochi passi da casa mia e ci salutiamo davanti al mio portone. Sono le 2.00, ma siccome bisogna anche tirare avanti l'ora e in un istante diventano le 3.00 del mattino.
La mattina dopo inizia la giornata più devastante. Andiamo a fare colazione assieme, in un localino carinissimo vicino casa. Le confidenze continuano e gli racconto, con le lacrime agli occhi, dell'ultimo Natale trascorso, il più triste della mia vita. Gli chiedo se più avanti, senza una data definita, avremmo potuto passare un we in montagna, per rilassarci nel verde e con passeggiate (notare che mi aveva proposto lui 2 giorni prima qualcosa di simile, magari con la compagnia di altri amici anche).
Mi risponde:"Non posso. Da una settimana mi vedo con un'altra persona e non credo capirebbe. Sai, se non ci fosse stata lei, appena sceso dal treno ieri ti avrei baciata. E quel giorno a casa mia ti avrei inchiodata nella doccia mentre ti pettinavi i capelli".
Meno male che stavo già piangendo... altrimenti sarei esplosa. "Grazie per avermelo detto..." gli rispondo.
Con le lacrime che ancora scendevano ho iniziato a tormentarmi con le mani... graffiandomi le braccia; così lui prende le mie mani e le tiene nelle sue.
Non so come, mi sono fatta forza ed ho continuato a trascorrere la giornata con lui come se niente fosse. Ancora per mano, ancora a braccetto, ancora profondamente legati. Ma non riesco più a digli che lui è l'incontro più straordinario della mia vita; che vorrei poterlo frequentare di più nonostante ci separino 450 km, per capire se tra di noi potrebbe nascere qualcosa e che se così fosse sarei anche pronta a lasciare la mia città per andare da lui...
Il momento dei saluti in stazione è stato durissimo. Lui sale sul treno ad appoggiare i bagagli ed io lo aspetto sulla banchina. Quando riscende per raggiungermi e salutarmi mi abbraccia forte da dietro, avvicina il suo viso al mio, i visi si toccano, mi da un bacio sulla guancia. È come un addio...
Mentre torno verso la fiera, per raggiungere Marymiao e Simone, inizio a piangere, in maniera pacata ma continua. Arrivata in fiera esplodo tra le braccia di Marianna e Simone, l'esaurimento nervoso prende il sopravvento e inizio aurlare e piangere come una pazza graffiandomi con le unghie, odiandomi, convinta di aver buttato al vento tutta la mia vita anche alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi, e sopraffatta nelle ultime ore dal rimpianto di non avergli detto tutto quello che mi sentivo dentro. È stato uno dei momenti più brutti della mia vita. Annientata: questa è la parola che meglio descrivecome mi sentivo.
Per 9 mesi me ne sono stata chiusa in casa, senza mai voglia di uscire: ma quella sera accetto l'invito di Simo e Mari di mangiare una pizza fuori, perché in quello stato d'animo non so cosa avrei fatto a casa. La serata trascorre in maniera piacevole per quanto mi fosse possibile e una volta tornata a casa scambio anche due parole su skype con GL dei JO.
Quando mi guardo allo specchio mi spavento: tutto il trucco colato e 2 occhi gonfi di pianto. Meno male che appena entrata in casa e salutati i miei da lontano sono scappata al piano di sopra in camera mia.
Loro 3 sono persone davvero speciali per me, perché il mio rapporto con loro è come quello delle amicizie che si vedono nei film, nei cartoni animati o di cui si legge nei romanzi. Quell'amicizia ideale che spesso rimane solo nel mondo della fantasia. Io invece con loro la vivo davvero.
Così martedì sera tra una cioccolata e biscottini snocciolo i racconti delle conversazioni msn avute con H, la serata in spiaggia durante FL, gli ultimi avvenimenti del week-end appena trascorso, le cose che avrei voluto dirgli. Così, spronata dalle mie Amiche, decido di scrivergli una mail schietta, senza pretese, in cui spiegare le mie sensazioni e desideri nei suoi confronti: il suo essere speciale, il nostro legame fortissimo, la mia volontà eventuale - se le i fatti e il tempo ci avessero dato ragione - di stravolgere la mia vita per lui andando a vivere là. Senza alcun peso. (Con fatica, sì, ma senza peso: ipotesi che in 4 anni di relazione con I non mi aveva mai nemmeno sfiorato la mente).
LA SVOLTA
Scrivo la mail. La invio.
Da quel momento è tutto cambiato. Dentro mi è scattato qualcosa, è come se fossi cresciuta di colpo, come se una scintilla improvvisamente avesse acceso un fuoco vivo dentro di me. Ho trovato la forza di reagire, di lottare per un sogno. Soprattutto avevo un sogno! Uso le parole di Carla, con cui mi sono confidata:
[...]qualunque sia l'epilogo, comunque, sappi che questo ha già cambiato la tua vita, tu hai già superato la montagna che ostacolava la visione della valle della tua vita; qualunque sia la strada che intraprenderai sarà una via scelta da te e non imposta da un sentiero già segnato e questo ti darà sempre l'orgoglio di accettare le difficoltà che troverai[...]La mia mail l'ha scioccato. È onorato e lusingato. Mi dice che il treno è ancora fermo in stazione e che ora gli occorre del tempo per riflettere e scegliere quale donna (meravigliosa) delle due desidera avere accanto.
Ci siamo sentiti poco nei giorni seguenti, perché siamo stati superimpegnati.
Inaspettatamente per una serie di circostanze casuali, accetto l'invito di R di trascorrere le vacanze di Pasqua (7-8-9-Aprile) in montagna a casa sua, con altri amici. Saremmo stati in 9 (come la Compagnia dell'Anello! Ma anche come i Nazgul... O_o) e ci sarebbe stato anche H.
H ci raggiunge il venerdì sera al ristorante e al ritorno verso casa salgo in macchina con lui, su suo invito.
Poiché dormiamo insieme nella mansarda (la prima sera da soli, dal giorno dopo con G) troviamo un po' di tempo per parlare in santa pace. Quella sera gli mostro i miei disegni, che ho portato apposta per mostrarli a lui e poi affrontiamo parte dei discorsi della mail. Ho freddo e mi infilo nel letto con lui per scaldarmi. Vicinissimi, sereni, continuiamo a parlare. È solo un'impressione che il suo cuore batta più forte?
Ci mettiamo a dormire e quando forse ancora non ero piombata nel sonno più profondo, H parla (grida?!) nel sonno:"Ragazzi! andiamo, Andiamo, ANDIAMO!!
Chissà cosa cavolo sognava...
La mattina dopo avevamo già aperto gli occhi da qualche minuto e ci stavamo inebriando col profumo della colazione (uova al tegamino con pancetta fritta nel burro e pane tostato) quando ecco che la testa di B fa capolino dalla scala e ci dice che è pronta la colazione!
I giorni trascorrono sereni, prepariamo un sacco di cose per i cosplay (ciascuno per il proprio) e sabato pomeriggio io e H facciamo il calco di gesso della testa di R! Due pazzi! Ci siamo sporcati, stancati, rotti la schiena, abbiamo riso e condiviso un'esperienza strampalata.
Prima abbiamo spalmato le nostre mani e braccia, il viso e il collo di R di vaselina: poi abiamo incelophanato la testa di R e ci abbiamo messo sopra un primo strato di bende bagnate. Poi abbiamo mescolato l'acqua e la polvere di gesso fino ad ottenere il composto desiderato. Dopodichè è iniziato il rito di imbevere le bende di gesso e applicarle alla testa di R in modo da avvolgera stile mummia. Peccato che l'asciugatura sia stata una corsa contro il tempo, anche perché R iniziava ad avere freddo e così ci siamo dati da fare con gli asciugacapelli.
Ce lo ricorderemo per sempre. Solo io e lui abbiamo lavorato: il resto del gruppo non era interessato. Il commento personale di R alla fine è stato:"Mi sembrava il film Ghost: io ero il vaso di terracotta nelle vostre mani".
Prima di cena facciamo un po' di stretching in mansarda: prima sul pavimento, poi mi issa sulla sua schiena per stirarmi le vertebre.
La serata del sabato è surreale: io, H e R da soli in cucina a guardare Nana (tutti erano già andati a dormire). R ricama e H mi massaggia la schiena. Ogni tanto mi sgrida dicendomi"A cosa stai pensando? Rilassati! Non contrarre i muscoli!". La cosa più assurda è che la sigla finale di Nana è "la nostra canzone" e i 4 episodi in onda quella sera parlano di una coppia in cui lui deve decidere cosa fare con due ragazze... se lasciare la Nana, sua ragazza da tempo e mettersi con Sachiko... e il protagonista alla fine sceglie Sachiko!!!
Quando sarebbe oramai ora di andare a dormire gli chiedo se può fermarsi un attimo (durato poi 3 ore) a parlare con me. Ci mettiamo in salotto, sul divano e gli chiedo cosa ha pensato in generale della mia mail. Lui mi dice, tra le altre cose che "non potrebbe mai portarmi via da Milano..." Gli spiego che non ha capito! Che, certo, farei fatica, ma che non mi peserebbe neanche un po' andarmene. "Non pensavo che fossi così tanto uguale a me" mi risponde. (Cosa significhi esattamente non lo so...)
Gli spiego che quando gli sono vicino non ho il batticuore... che quello che sento è un legame molto più viscerale e profondo. Qualcosa di mai provato prima. (È come se non mi mancasse quando non c'è o non lo vedo, perché sento sempre forte in me il filo che ci lega... questo non glielo ho detto...).
H dice che io e lui siamo due persone impegnative: vive, complesse che si interrogano su mille questioni. Alla luce di questo mi confessa che non mi desidera come ragazza: che E è la sua ragazza ora.
Ed io che per una vita ho sognato qualcuno dall'animo profondo con cui condividere tutto ciò!
Strano il destino... ancora più strano che sono serena mentre me lo dice. Ci abbracciamo forte e dopo un poco andiamo a dormire.
La mattina dopo, il giorno di Pasqua, quando ci svegliamo viene sul mio letto a farmi il sollettico (ma io non lo soffro). Si sdraia sul pavimento e mette la sua testa sulla mia pancia (i letti erano semplicemente materassi sul pavimento) e si fa accarezzare a lungo i capelli ricci.
A tavola (ovviamente eravamo sempre seduti vicini ad ogni pasto), dopo pranzo, porto a tutti un piccolo pensierino: un foglietto ricordo con una mini dedica e un ovetto di legno attaccato. Solo 2 foglietti sono diversi. Quello di H e di R: lui capisce subito che il suo ha una dedica speciale e mi da un bacio sulla guancia e poi si ferma a massaggiarmi i capelli.
Nel pomeriggio putroppo H deve andare via e mentre ritorna in mansarda per prendere la sua roba mi trova sul letto a riposarmi. Si sdraia sul letto accanto a me, mi chiede come sto. Lo abbraccio forte, lo bacio sulla guancia. "Ti voglio bene" gli dico. "Anche io" risponde. C'era una dolcezza infinita nei suoi occhi.
Il pomeriggio faccio una passeggiata con G. La montagna dopo la pioggia è proprio bella ed io ho bisogno di ossigenare il mio cervello. Piango, rido, mi faccio accarezzare dal sole al tramonto.
Alla YC ci saranno tutti e 3.. H E, Y.
Quasi quasi mi vien da ridere... ma si può vivere qualcosa di più surreale??
Quando sei lì che metti in gioco tutto te stesso, quando ti sembra che un sogno possa realizzarsi (nonostante gli ostacoli) e che la felicità sia lì a portata di mano (nonstante la fatica)... zac! Tutto sfugge dal tuo controllo e un sacco di cose inaspettate accadono.
FINE (di questo post)