17.5.12

ADDIO ALLA BELLA DI VIA RIPETTA


Due giorni fa (il 15) è spenta la mia nonna.
Classe 1915, nata nel giorno di San Firmino (quando a scuola si facevano cose stupidissime).
Originaria di Roma, abitava in via Ripetta, a 2 passi da Piazza del Popolo.
Nei miei frequenti viaggi a Roma, nel 2007, son passata più volte alla ricerca del palazzo dove viveva, solo per scoprire che non esisteva più.
Si trasferì a Milano nel 1950.
Era la nonna che mi ha cresciuta e l'ultima che mi era rimasta.
Beh, direi che avere una nonna fino all'età di 36 anni è un privilegio…
Ero legatissima a lei o, almeno, lo sono stata fino al 2009.

Dopo un'apparente impassibilità a fronte della sua scomparsa, il mio cervello dopo tre giorni inzia ad essere un frullatore.

Adoravo anche mio nonno materno, suo marito, che è forse la persona che più ho amato al mondo.
Sfortunatamente lui non c'è più dal lontano gennaio 1985, andatosene nei giorni della famosa nevicata che ricordo ancora benissimo.
La nonna è sempre stata l'unica persona della mia famiglia con cui mi sia mai confidata.
Credo di averle allungato io la vita, fino ai suoi 96 anni e mezzo (sarebbero stati 97 a Ottobre), perché avrò sognato almeno 10 volte la sua morte, sogno che mi aveva sempre sconvolta, lasciandomi nella disperazione finché non mi svegliavo per scoprire che non era vero.
Era mia abitudine di andarla a trovare a casa dopo l'ufficio, prima abbastanza spesso, una volta la settimana, poi un po' più di rado.
Al massimo mi facevo sentire al telefono quando non potevo passare da lei per pigrizia o per altri mille motivi.
Arrivavo là, e passavo per il bellissimo giardino condominiale, entravo (quando pioveva mi accoglieva con le "pattine" per non sporcare e bagnare il pavimento) e mi accomodavo in tinello.
Stavamo sempre lì, quasi mai in salotto.
La nonna seduta alla finestra con le mani sul calorifero guardando la gente che transitava per il giardino, ed io seduta o mezza sdraiata sul divanoletto del tinello.
Mi offriva SEMPRE una fetta di torta che qualche vicina le aveva portato, o una lemonsoda.
Ed io puntualmente declinavo :-)
Quando tornavo a casa, SEMPRE, si affacciava alla finestra della cucina e mi salutava con la mano mentre attraversavo il viale del giardino, finché non arrivavo all'atrio.
E poi, a metà aprile mi telefonava sempre, per dirmi che il ciliegio giapponese in giardino (il ciliegio più bello di tutta Milano) era in fiore!
Ed io correvo a trovarla per vederlo con lei.
E poi ricordo che le estati che sono andata in montagna a trovarla :-)

Questa la prassi degli ultimi anni, fino ai suoi 93 anni, quando ancora viveva da sola perfettamente autosufficiente.
Verso la fine del 2009 è stata male. Un lieve ictus al cervelletto l'ha costretta in ospedale per un po', ma nonostante la veneranda età la riabilitazione è stata buona.
Non riusciva più a camminare da sola, le serviva il "trespolo" a cui appoggiarsi.

Poi per un po' è tornata a casa, dove abbiamo dovuto affiancarle qualcuno. Ma lei non ha mai accettato la fine della sua autosufficienza e ha messo in croce la nostra famiglia e tutte le badanti che sono passate per casa sua per qualche mese.

In questo frangente è "caduto il mito" della mia nonna, non solo perché ha rivelato di sé stessa aspetti che non conoscevo (poco piacevoli) ma soprattutto perché mia mamma mi ha confermato che era sempre stata così e che tali atteggiamenti non erano dettati dalla vecchiaia.
Non capirò mai come i nonni siano così diversi nei confronti dei nipoti rispetto a come si sono comportati coi loro figli!

Questo triste frangente (le condizoni di salute della nonna e la sua non più autusufficienza) hanno fatto emergere altri problemi in famiglia. Problemi - gravi, soprattutto di denaro - dovuti a mia cugina e a mio zio. Zero soldi per badante e casa di riposo, scazzi in famiglia, liti, gente che non si parlava più.
Senza dilungarmi nei particolari posso dire che ho sofferto molto in quel periodo, la mia famiglia era distrutta, provavo solo odio verso mio zio e mia cugina, e un sentimento di incredulità nei confronti della nonna, che non mi aspettavo avrebbe permesso loro di rubarle (sì, rubarle) tutto quello che aveva senza dire nulla, anzi, giustificandoli pure con le spallucce!

Non ho certo smesso di volerle bene, ma Dio solo sa quanto ho pianto e come tutto mi è crollato addosso. La persona che portavo sul palmo della mano aveva rivelato l'altra faccia della medaglia. Pietro Rustichelli probabilmente ricorda le mie telefonate a mezzanotte, in lacrime perché la nonna stava male, perché la famiglia era a pezzi ecc ecc.

Dopo questi avvenimenti la nonna è stata ricoverata al Palazzolo, andavo a trovarla di rado, ma andavo. Ogni tanto era lucidissima, altre volte un po' più offuscata, in compenso l'essere diventata un po' sorda non la aiutava.
Per me è stato come se fosse già "morta" dopo tutto questo casino.
Perché non ci sarebbero più stati saluti serali a casa sua, dopo l'ufficio; perché non ha mai capito (o ha finto di non vedere?) quali spregevoli persone fossero suo figlio e mia cugina; perché le cose sarebbero potute andare diversamente ed è un rimpianto che avrò sempre.

Sono cattiva? Stronza? Cinica?
Forse, ma sinceramente non me ne fotte un cazzo.
Ci sono cose per cui non esiste perdono.
Ed io mi difendo chiudendo i segmenti della mia vita a compartimenti stagni.
Perché preferisco seppellire i ricordi in luoghi in cui non devono essere trovati.

Oggi (17 maggio) dopo il funerale, il cerchio si è chiuso per davvero…
E le emozioni iniziano ad affiorare, inizio a capire davvero che non la vedrò più.
Che non terrò più le mani affusolate e ancora bellissime che aveva.
Ma, come già detto prima, tutto nel mio cuore era già cambiato 3 anni fa…

3 settimane fa la nonna è peggiorata ed è precipitata in condizioni critiche.
Per cui ero preparata all'evento.
Ero su Skype con Taka quando mio papà mi ha avvisata e lui mi ha detto: "Parlavi sempre di lei, si capiva che eri molto legata. Poi hai smesso di parlarne. Ed io non ho fatto domande".
L'ho sognata ancora in queste ultime tre settimane, ma NON ne ho sognato la morte.
Da lì ho capito che il momento stava davvero per arrivare.

Per tutta la vita ho temuto questo giorno: il funerale della nonna.
È stato celebrato nella sua parrocchia di dove ha abitato tanti anni, dove si sono anche sposati i miei genitori.
Ho rivisto mia cugina per la prima volta da più di 3 anni, e in lacrime (di coccodrillo, oserei dire) ha tentato anche di avvicinarsi per salutarmi, ma io mi sono scansata, non l'ho nemmeno degnata di uno sguardo e me ne sono andata.
Anche alla fine del funerale sono andata via senza salutare lo zio e mia cugina. 
Lei e mio zio ora sono DEFINITIVAMENTE USCITI dalla mia vita.
Non dovrò vederli MAI più.
Non ritrattero questa decisione. Solo gli idioti cambiano idea.
Mio zio l'ho salutato quando sono arrivata e basta. Per motivi vari che non sto raccontare ora sono stata "costretta" in questi anni, a vederlo ogni tanto. Ma almeno lui ammise le cazzate che fece.
Lei, mai, MAI ha chiesto scusa per tutti i casini in cui ci ha cacciati.
E lei non ha nemmeno la scusante della separazione dei genitori in età adolescenziale: perché la nonna l'ha cmq e sempre sfruttata. Certo, le avrà anche voluto bene come una seconda mamma, ma non mi è MAI piaciuto come si comportava.
Se non altro, sono FELICE del fatto che mio nonno adorava ME e NON LEI.
Ed io ne sono certa.
Aveva avuto il sentore già da quando eravamo bambine come sarebbe diventata lei…

È stato un funerale con poche persone: alcune "vecchiette" della parrocchia con cui partecipava ai pranzi e alle attività della terza età, i parenti stretti, i nostri amici di famiglia (Ivan e Noris, Italo e Assunta, Livio e Giovi, Daniela, Patrizia e Chiara, Serena e Bianca).
Mi ha fatto piacere che ci fossero.
È stato un funerale "col sorriso" nel senso che tutti abbiamo preferito ricordare le cose tipiche di lei… che canticchiava sempre "Besame… besame mucho…"

C'era anche la Signora Villa, e la signora Capelletti, la vecchia rosticcera! Non la vedevo da almeno 26 anni! Però me la ricordavo.
La conoscevano tutti nella sua via: il panettiere, anzi, il prestinaio, come diceva lei, la farmacia, la tintoria. Si faceva benvolere da tutti. Ricordo quando le panettiere le regalarono la crostata per i suoi 90 anni. Tutti sapevano il giorno del suo compleanno.
L'anno scorso comprai il pane da loro, dicendo che ero la nipote della signora Gori. "Chiii??" mi rispsero. Specificai "La Signora Marcella…". "Aaaahh! La Marcella… :-)"

Poi mi è tornata in mente l'infanzia, le estati al mare ad Albisola con lei, la zia Nietta e lo zio Mario, le gite della domenica, le volte che si presentava a casa nostra (e mi riordinava la stanza, mettendo le cose in posti dove non le avrei mai puù ritrovate), quando da bambina giocavo con pentolini e barattoli in cucina con lei. I sabati pomeriggi che stavo sempre coi nonni, Quella casa che mi sembrava enorme (e che tanto è stata venduta 3 anni fa…), quando giocavo con lei sul letto, a comprare e vendere i gioielli.

Tante, tante cose.
Anche se questi capitoli si erano chiusi da tempo, ora la parola "fine" ha un significato diverso.

Non ho voluto nessuno dei miei amici al funerale.
Ad alcuni non ho nemmeno detto che la nonna se ne è andata.
A Die e Rabé - ringraziandoli di cuore per la loro pronta disponibilità - ho espresso la preferenza di vivere quel momento "da sola".
E grazie anche a Mari che mi ha offerto il suo sostegno, di cui approfitterò tra qualche giorno.
(Strana la vita: con lei ho condivisio il viaggio in Giappone un anno fa ed ora a distanza di sole 2 settimane condivido il lutto per un nonno/a).

In realtà oggi ero molto a disagio al funerale.
C'erano i miei genitori accanto a me, ma avrei voluto essere sola.
Mi prenderò i miei tempi di solitudine tra un po' quando (e se) andrò al cimitero.

Le persone che frequento ora non hanno mai visto la mia nonna.
Giusto o sbagliato che sia, sarebbe stato come mescolare il mondo dell'infanzia con quello del presente, e percepirei tutto questo come uno stridere fastidioso.
Sì perché ricordo con estrema precisione, amore e nostalgia la mia infanzia.
E quasi tutti i ricordi sono legati ai miei nonni. La fregatura è che quando nasci nessuno ti dice che un giorno l'infanzia dovrà finire, che alcune persone non ci saranno e che nella vita bisogna solo far fatica. Per carità, ci sono cose belle, ma avrei preferito non nascere che dovermi disilludere riguardo alla durata dell'infanzia… a ognuno le sue paturnie.

Lacrime oggi?
No…
Ma non significa che non si provino dei sentimenti di tristezza per questo.
Vorrei solo starmene da sola per un po', ora.
Ma sola sola sola.
Non si può.
Pazienza.

So solo che la nonna e tutti i ricordi e i significati che la sua presenza hanno dato alla mia vita non ci sono più. Li chiuderò in un cassetto della mia mente e non so se e quando lo vorrò aprire.
Ancora non mi sembra vero. Forse ci farò l'abitudine in questi giorni.

11 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Molto bello e sentito come post.
Posso dirti che purtroppo certe ambiguità famigliari sono quasi inevitabili (io, per varie ragioni, di fatto ho cessato i rapporti con mia sorella) però d'altronde non si può dimenticare il legame che ci unisce a una persona, a prescindere da tutto quel che è successo.

Glauco Silvestri ha detto...

Proprio ieri sera sono andato a trovare mia nonna. Ha 99 anni, è in casa di riposo. Ogni volta che la vedo, dentro di me, ho paura che sia l'ultimo.
Stronzo lo sono stato pure io, con lei... ma durante l'adolescenza, e forse finché ho pensato fosse autosufficiente. C'era sempre qualcosa di più importante da fare prima di andare a trovarla... e così non ci andavo quasi mai.
Poi... quando lei ci ha chiesto di andare in una casa protetta, perché cominciava a dimenticare di prendere le medicine, di chiudere il gas, di chiudere l'acqua, qualcosa è successo in me.
La vado a trovare tutte le settimane. A volte è lucida. A volte no. Ogni volta che la vedo penso a tutte le volte che ho rimandato una visita... e solo ora mi accorgo di quanto male le abbia fatto perché, quando la sera vado da lei, si illumina come fosse un giorno di festa, e sta meglio... si vede che sta meglio.

Post bellissimo!

Iena ha detto...

Mi spiace molto Dama, anche le mie nonne, specialmente quella materna, fanno un pò tribolare.
Mia nonna materna non sò quante volte mi fà incazzare (cosa rara perchè io sono un tipo tranquillo), ma gli sono molto legato perchè è stata come una seconda mamma per me.
Dato che mia madre lavorava era lei che mi curava quando ero un pischello.
Ha viaggiato molto e ogni tanto mi ha portato con lei (è stato traumatico il momento quando mi ha portato a vedere la RAI e mi ha obbligato a baciare Raffaella Carrà!!!). Cerca di vivere serena senza livori nè rancori, la gente che te li ha provocati non merita la tua attenzione e fai tesoro di quei momenti felici che hai passato con tua nonna. Ciao

Liv ha detto...

mi spiace tanto...
io credo che tutti i ricordi e i significati che la sua presenza hanno dato alla tua vita si riapriranno come un dolce ricordo e magari anche come saggio consiglio quando meno te lo aspetti...presto o tardi che sia...succederà quando sarai pronta a viverla in modo diverso.
a me è successo così con i parenti stretti persi

Lucrezia Simmons ha detto...

E' il tuo primo post che leggo e sono commossa.
Ognuno vive il dolore in modo privato, in questo non devi giustificazioni a nessuno.
E le famiglie sono degli inferni di ipocrisie.

Poi ci sono le persone come tua nonna, che ti lasciano molto più che un semplice legame di parentela...
Non biasimarla per il comportamento degli ultimi suoi anni, la vecchaiaia e l'essere "deboli" e non indipendenti fa fare e pensare strane cose...

Dama Arwen ha detto...

Grazie a tutti… anche alla nuova arrivata!

Ettone ha detto...

Leggo solo ora per motivi di tempo. Mi spiace Dama... e concordo con Ariano Geta "Monto bello e sentito come post..."...

il resto purtroppo è storia di un po' di tutti... che poi possa o no esser di conforto boh...

giardigno65 ha detto...

non sono mai riuscito a farci l'abitudine, però so di sicuro che tutto quelle che riescono a a dare certe persone non si perde...

CyberLuke ha detto...

La Morte è sempre qualcosa che ti obbliga a fare delle riflessioni, che magari mai avevi fatto prima.
Che ti fa uscire fuori il peggio o il meglio.
Di certo, non può lasciare indifferenti, non quando ci tocca abbastanza da vicino con la sua mano fredda e fatta di nebbia.
La Morte si aggira tra noi, invisibile e silenziosa, ma c'è. E ci manipola e ci corrompe, grazie solo alle sue avvisaglie, ai suoi segnali, o anche solo alla paura che tutti hanno di essa.
Semina zizzania ma poi dona la pace, ci sveglia nel cuore della notte ma poi addormenta tutti.
È lei la padrona, una padrona che non si mostra mai finché non viene a riscuotere quanto le spetta, e viene sempre, per tutti.
È la più democratica entità che esista.
Ci guarda e sorride in silenzio mentre lavoriamo, amiamo, dormiamo e ci affanniamo a vivere nel modo migliore possibile.
Sorride come noi potremmo sorridere di un bambino che costruisce un castello di sabbia prima della marea.
Ci gira intorno, senza fretta, perché tanto poi ci prende tutti.
Ascoltava te e tua nonna mentre lei guardava fuori dalla finestra e tu eri sul suo divano. Non si perdeva una parola.
E rimandava.
A un certo punto, si alzava e andava via, dicendovi: "Tornerò domani".
Fa così con tutti noi.
Poi fa quello che deve fare, senza malvagità ma con incorruttibile determinazione.
Noi siamo solo un po' più in basso sulla sua lista.

Un abbraccio e un bacio a tua nonna.

Il paese dei balocchi ha detto...

:"( Il tuo post mi ha commossa molto.



ps sono anche io avvezza alle questioni parentali quindi in qualche modo riesco a capire...e fai bene!!!
Altro che cinismo e cattiveria! Sopravvivenza e spirito di autoconservazione li chiamo io. Tagliare i merdosi rami secchi!!

TateyaMari ha detto...

Non mi dilungherò sullo spiegare quanto e come mi sento vicina a questi pensieri, anche perchè lo sai a volte le nostre vite sembrano esser legate a doppia mandata e finiamo sempre per stare male assieme, sarà forse per questo che ci comprendiamo così dal profondo anche senza troppe parole. Il racconto dell'essenza di tua nonna è uno splendido viaggio tra le emozioni. Ti voglio bene!